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IL SILENZIO
NELLE MANI DI NESSUNO
di Gianni Palagonia
Due libri che narrano la vita
professionale e in parte quella privata di un poliziotto partendo
dall'infanzia per arrivare ai giorni nostri. Ribellioni
adolescenziali ai genitori, la difficile scelta del lavoro della
propria vita, i suoi inizi e la sua continuazione in un'altalena di
successi e fallimenti, di euforia ed abbattimento, fino alla
sconfitta personale finale del divorzio dopo vent'anni di matrimonio.
Due libri duri, crudi e crudeli che mostrano un universo sconosciuto
ai più. I sacrifici, l'impegno spinto al limite, la stanchezza, la
brutalità dell'ambiente, quella di e contro certi sbirri. La
“sbirritudine” come la chiama Palagonia, quella sorta di
esperienza unita all'istinto che ti fa percepire che qualcosa non va
prima ancora di averlo compreso in pieno e, successivamente,
accertato. Una realtà di fatica, dolore, disperazione,
rassegnazione, umori e sudori che costa, a volte, la distruzione
della propria vita privata e della famiglia. Una realtà spiegata
dall'interno e che comporta la disintegrazione dell'aspetto romantico
di chi per lavoro indossa una divisa. E la scoperta, pagina dopo
pagina, di chi c'è dentro la divisa: un uomo, simile in troppe cose
a tutti gli altri. Le uniche cose che lo distinguono sono gli abiti
che indossa e gli studi intrapresi per poterlo indossare.
Dimenticavo! Anche le esperienze sue personali sono distintive. E
segnano il fisico, ma soprattutto l'anima. A volte fiaccano anche lo
spirito. Tutte le notti passate in appostamenti, le corse, le ore
rubate alla famiglia, gettate in un attimo perchè qualcuno ha
lasciato trascorrere troppo tempo per mettere una firma. Questo
fiacca, indebolisce. La morte di un collega. Questo distrugge. Ma poi, questi
uomini si riprendono e ripartono; ricominciano il loro lavoro sapendo
che tutto ciò potrebbe ripetersi. E si ripeterà.
Due grandi libri. Un grande uomo.
Due grandi libri. Un grande uomo.
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