Eccola qui!
Vi ricordate che in questo post LETTURE NATALIZIE vi avevo parlato dei libri che ero riuscita a leggere nelle vacanze di Natale?
Oltre ai soliti scrittori, vi avevo parlato in fondo al post di una novità (per me) molto piacevole e che mi stimola a cercare anche altri titoli.
Si tratta del libro di ADRIANA DI MEGLIO LA LANTERNA IN GIALLO
Vi avevo detto che per me, che conoscevo Adriana solo come blogger di GHIACCIO E LIMONE e la conoscevo come una blogger dalla lingua pungente tendente molto spesso al sarcastico ma con ragione a mio modo di vedere, la sua scoperta come scrittrice di noir è stata una piacevolissima sorpresa.
Avevo scritto:
La nuova entrèe come autrice invece è Adriana di Meglio. L'adoro come blogger per la sua lingua tagliente ma come scrittrice ancora non la conoscevo. Molto apprezzabile invece! La verve e l'ironia che mette nei suoi post, a volte anche il sarcasmo, sono confluiti in questo libro, l'unico per ora che ho letto. Ne “La Lanterna in giallo” fa la parte del leone l'ironia di fondo con cui vengono trattati i personaggi della Trieste bene. Bene di facciata, col trucco appena rifatto, perché se si toglie quel mascherone, i difetti vengono messi in mostra senza pudore. Subito dopo, viene la catena di solidarietà femminile che unisce molte delle donne protagoniste come se Adriana ci credesse davvero. Ci contasse. Come se fosse convinta (e a ragione) che essere unite può aiutare. Aiutare ascoltando, asciugando lacrime, spronando al sorriso, pensando e tirandosi su le maniche una per l'altra. Bella scoperta letteraria! Felice di aver comperato questo libro. Scorrevole, con personaggi ben delineati e purtroppo reali. Personaggi che si è disposti a perdonare per certi errori, che per un attimo deludono ma subito dopo fanno nuovamente stare dalla loro parte. Brava Adriana!
Bene! L'ho contattata e le ho chiesto se potevo farle alcune domande.
Molto gentilmente, direi anzi con entusiasmo, Adriana ha accettato.
Sì, lo so! Sono recidiva, perdonate! :)))
Ma non mi sembra vero di poter tradurre in realtà i miei sogni di bambina quando volevo fare la giornalista! :))
Ok! I giornalisti veri avrebbero senz'altro posto altre domande ma è la loro professione. La mia... è quella della rompiscatole pasticciona, quindi per le domande accontentatevi.
Per le risposte invece, tirate pure un sospiro di sollievo perchè Adriana è come mi aspettavo una grande. Una donna semplice ma vera! Una donna che conosce la vita e sa riconoscere il mondo che le gira intorno.
Ecco qui l'intervista!
1
- Partiamo con la domanda più banale del mondo, Adriana.
Perchè
scrivere un libro giallo?
Non
so che lavoro tu svolga e forse ha niente a che vedere con gli
omicidi. Ne “La Lanterna in giallo” di assassinii ce ne sono
invece.
Hai
una preferenza per questo tipo di romanzi, oppure c'è un'altra
Adriana che viene fuori su carta? Quella che è arrabbiata col mondo
e trova modo di vendicarsi senza colpo ferire?
Sono
cresciuta a pane e gialli, mia madre ne andava matta.
Non
mi permetteva di leggerli perché secondo lei ero “troppo
piccola”... solo che li archiviava dentro a scatoloni di cartone in
soffitta, quindi li lessi tutti di nascosto: i vecchi gialli
Mondadori.
Quando
se ne accorse non fu particolarmente severa, mi indicò alcuni
scatoloni di Urania e divenni appassionata anche di fantascienza.
Nulla
a che vedere con il mio lavoro, per scrivere alcuni passi mi sono
documentata da un'amica medico e da un vero maresciallo dei
Carabinieri.
2
– Parliamo dell'ambientazione. Ci presenti una Trieste, che
comunque potrebbe chiamarsi come qualunque altra città italiana o
del mondo, con storie normali che forse tanto normali non sono.
Metti in luce la miseria umana di particolari persone. Quelle che
appartengono ad un ceto sociale alto e quelle che lo vogliono a tutti
i costi raggiungere. E' come se tu volessi togliere gli stucchi
dorati che ricoprono la realtà, quelli che fanno da paravento a
difetti comuni a tutte le categorie di persone ma qui sono
enfatizzati. Successo professionale che fa da schermo ad una indole
insicura nella vita privata, ad un amore ossessivo e distruttivo.
Doppia vita per raggiungere quel benessere e quella indipendenza
economica sognata che, pur sacrificandosi, un lavoro cosiddetto
normale non darebbe.
Secondo
te, questi stucchi dorati esistono davvero e quanta parte del mondo
della gente per bene nascondono?
Spero
di non stupirti in modo negativo: quasi tutti i miei personaggi sono
ispirati a persone che ho conosciuto alle quali ho cambiato alcuni
dettagli per non incorrere in guai!
Alcune
delle “mie donne” sono dei collage, ma a parte gli omicidi... è
quasi tutto vero.
Temo
che in effetti l'unica cosa davvero particolare che Trieste sia
riuscita a conservare è proprio quello stabilimento balneare con la
separazione tra uomini e donne.
3
– Sappiamo benissimo che ci sono storie reali che di normale hanno
nulla, soltanto l'apparenza che ci viene mostrata. Quella esposta al
pubblico.
E'
la norma secondo te o l'eccezione?
Io
spero proprio che si tratti di eccezioni, credo di aver tratto spunto
da quelle persone particolari proprio perché “insolite”.
Non
ho l'abitudine di sospettare una doppia vita tra le persone che
conosco, anzi, forse l'aver assistito a certe cose mi ha colpita al
punto da voler relegare quella gente in un mondo immaginario, un
mondo che sta bene in un romanzo e non nella realtà.
4
– Nel tuo libro ci sono donne che fanno gruppo. Si aiutano. Si
sostengono con l'ascolto, un sorriso, un fazzoletto prestato per
asciugar lacrime o una bonaria sgridata.
Tu
pensi che sia davvero possibile che le donne facciano gruppo? Abbiamo
la fama di non esserne capaci. Di considerare le altre donne come
rivali e non come forza che unita può. Possiamo cambiare modo di
vedere e vivere questa situazione? Oppure resterà sogno?
Diventa
possibile quando la competizione cessa per forza di cose: le
ottantenni non si sentono più in competizione con le trentenni che a
loro volta già considerano anziane le cinquantenni.
Comincio
a credere che sia possibile da quando ho pubblicato questi libri
popolati di donne molto determinate. Sono molto apprezzata dalle
donne, un po' temuta dagli uomini.
Nel
primo libro mi sono permessa di dipingere un ritratto di
“maschio-medio” piuttosto realistico e in molti non mi hanno
perdonata, invece le donne mi apprezzano.
5
– I tuoi personaggi oltre che ben tratteggiati sono molto
variegati. Parlando di loro singolarmente, una conduce una doppia
vita per arricchirsi facilmente e fare la bella vita.
L'altra,
da donna/uomo (e non è un controsenso da come la descrivi), da
persona che ha sempre nascosto la sua femminilità ritenendola
inferiore a quella di altre, invece è vittima di se stessa. Di un
amore morboso, possessivo.
La
terza si risveglia dal suo torpore nell'ambito familiare e
sentimentale solo quando le cose raggiungono il punto di non ritorno.
Ma
sono protagoniste della loro vita o sono vittime? A me paiono
vittime. Tu che ne pensi? Quale era il tuo intento?
E
donne così, considerate forti ma deboli nella realtà dei fatti o
viceversa esistono realmente?
Naturalmente
sì.
Anche
gli uomini vivono pieni di ansie e insicurezze, ma loro molto più di
noi devono mantenere una “facciata” per mostrarsi forti, sicuri,
determinati e tante belle cose che non sono.
Penso
che qualunque persona si intestardisca a vivere un “ruolo”
diventa vittima di sé, per il mio modo di pensare il soccombere
consiste nella perdita della libertà.
Libertà
di cambiare, di smettere, di ripensarci e anche di tornare indietro o
chiedere scusa.
A
noi donne sono concesse più libertà emozionali, anche se poi ci
etichettano come “instabili” o anche peggio, ma quelle veramente
forti siamo noi.
6
– Parlando del personaggio maschile più importante, invece, ne fai
un debole. Altra vittima non solo dei suoi difetti e vizi ma anche
di un infelice legame che lui forse non sa riconoscere per quello che
è in realtà. Non si accorge di essere un pupo nelle sue mani.
Quanto
agli altri uomini, pochi per la verità, sembrano più comparse che
attori con un ruolo importante. Forse lo hanno avuto negli anni
passati ma al momento dello svolgimento dei fatti, paiono soltanto
appunto comparse. Quasi marginali sia nel bene che nel male.
A
questo punto mi viene spontaneo chiederti una cosa alla quale se non
vuoi rispondere sei liberissima di farlo. Per quale motivo li hai
descritti così? Avevi bisogno di personaggi senza spina dorsale o
ce l'hai realmente con gli uomini?
Riguardo
il personaggio maschile principale, ho studiato a lungo la vita
collaterale dell'alcolizzato medio.
Una
cosa tremenda, incluso il “fissarsi” su una persona credendosi
innamorati.
Trovo
che sarebbe stato noioso descrivere il dramma senza tutta
quell'ironia. Gli alcolisti sono bugiardi patologici che mentono
prima di tutti a sé stessi e non sono fisicamente e chimicamente in
grado di ragionare e sentire come le persone che non hanno
dipendenze.
Gli
altri uomini hanno ruoli marginali per come è strutturato il
racconto, dove ho volutamente usare colori più decisi per le donne e
la loro arte di arrangiarsi.
Sono
cresciuta quasi come un uomo, i miei migliori amici sono maschi e
nella vita ho riferimenti maschili importanti e positivi.
No,
non ce l'ho con gli uomini.
Nel
romanzo precedente c'è un personaggio maschile cui ho fatto anche le
radiografie, ma in questo giallo – a parte l'alcolista, tutti gli
altri maschi sono coinvolti per questioni di “dovere” nessuno di
loro ha scelto di stare in quella vicenda, mentre le donne sono tutte
lì perché ci volevano stare.
7
– Per chiudere, una domanda personale.
Hai
una vena, soprattutto nel tuo blog GHIACCIO E LIMONE molto ironica, a volte
sarcastica. Dimostri di non avere peli sulla lingua e quello che
pensi dici. E tutto a dispetto dell'immagine che mi sono fatta di te
vedendo le tue foto, cioè quella di una donna fondamentalmente
dolce.
E'
il tuo carattere essere sarcastica o è la vita che ti ha cambiato
con le sue esperienze? Ed è questo cambiamento eventuale che metti
nei tuoi libri?
Ti
ringrazio per aver visto la mia parte dolce che esiste.
Credo
di non aver mai scritto una poesia, forse nemmeno una lettera
d'amore... probabilmente è il mio modo di essere schizofrenica.
Non
per lodarmi, sono disposta a tutto per le persone che amo e loro lo
sanno, ma mi hanno affibbiato il soprannome di “penna avvelenata”
da prima che mi spuntassero le gemelle, quindi credo di aver sempre
manifestato una certa grinta nello scrivere.
Che dire?
Grazie Adriana della disponibilità e al prossimo libro!
Myrtilla
Pur essendo appassionato di gialli e andando sempre alla ricerca di autori italiani, non mi era mai capitato il nome di Adriana di Meglio, forse anche perché il 90% dei miei acquisti avvengono nei mercatini dell'usato e lì ci vuole un po' perché i 'nuovi' arrivino. La prossima volta darò un'occhiata con questo nome in testa. Intervista interessante, il che dimostra che non bisogna essere un 'giornalista' per tirar fuori dalla gente le cose importanti, basta essere uomini (donne) empatici.
RispondiEliminaCiao Juan, anch'io ultimamente prediligo gli scrittori italiani e se possibile quelli che non conosco.
EliminaMercatini dell'usato qui non ce ne sono ma con il passaparola di altri lettori e di amiche qualche nuovo nome esce sempre.
Graazie infinite per i complimenti! :)
interessante post, cara Patricia.
RispondiEliminaCiao e buona giornata sempre sorridendo.
Tomaso
Grazie infinite anche a te Tomaso!
EliminaBuona serata e un bacione!
purtroppo non sono una appassionata di gialli, però voglio passare per salutarti almeno buona serata Patricia
RispondiEliminaGrazie Marianna!
EliminaBuona serata a te!
Molta brava nelle vesti di intervistatrice! Complimenti ad entrambe ^_^
RispondiEliminaGrazie Glò!
EliminaAdriana però è stata molto disponibile! :)